di Stefano Cavina
E’ utile frequentare una “puppy class” con il proprio cucciolo?
Sarebbe sbagliato dare una risposta generica, un sì od un no a priori, come se ci fosse bisogno di schierarsi per una o l’altra fazione. La risposta corretta è: “Sì, se…”
“Se”, questo condizionale, rappresenta “nel caso in cui”:
1) Venga rispettato un intervallo d’età adeguato, cioè dai 3 ai 5 mesi
2) La taglia dei cani coinvolti sia similare
3) La “puppy class” non risulti troppo numerosa
4) Un educatore cinofilo, od esperto in materia, monitori la situazione
5) Siano impiegati dei cani adulti moderatori
Spieghiamo ora i vari punti, partendo innanzi tutto dall’età: i cuccioli coinvolti devono poter compiere un’esperienza adeguata; stare con i loro simili non è sufficiente.
I cani, nel loro primo anno di vita, compiono una crescita psico-motoria paragonabile a quella che l’essere umano compie nei primi 20, passando attraverso il periodo di socializzazione fino ai 5 mesi di età circa, per quello giovanile fino agli 8 mesi, per arrivare alla pubertà verso l’anno di vita, per poi entrare nell’età adulta. Queste fasi ovviamente si differenziano in funzione della taglia e delle caratteristiche morfologiche.
Detto ciò, risulta chiaro come sia fondamentale che i cuccioli si ritrovino a socializzare con dei loro coetanei, così da poter sviluppare i medesimi interessi, trovando un’idonea comunicazione che andrà poi a costituire quel linguaggio comune che sarà estremamente utile una volta cresciuti.
Vi faccio un esempio: all’asilo i bambini hanno tutti la stessa età. Se nei rapporti tra di loro inserissimo un bambino più grande che non avesse già sviluppato dei comportamenti sociali adeguati (come il rispetto della fisicità altrui), ci ritroveremmo in una situazione di difficoltà, dove i più piccoli vivrebbero con disagio questo rapporto.
Risulta quindi fondamentale che l’età sia compresa tra i 3 ed i 5 mesi: la presenza di cani più grandi potrebbe andare proprio a discapito dei cuccioli, che invece dovrebbero essere tutelati ritrovandosi in un periodo della vita estremamente sensibile.
Questo spiega in gran parte anche il punto 2, la taglia similare. Provate a pensare ad un Alano ed un Chihuahua della stessa età: ovviamente capiamo subito che uno dei due potrebbe avere qualche disagio se l’altro non fosse rispettoso della fisicità altrui.
Non si può dire in assoluto che cani di taglia differente non possano relazionarsi fra di loro, ma indubbiamente servirà un occhio di riguardo nell’interazione che verrà a crearsi, onde evitare episodi spiacevoli.
Dobbiamo, tra l’altro, sfatare il mito che i cani se la sappiano sempre cavare da soli. Tornando all’esempio di prima, sarebbe come lasciare i bambini dell’asilo a fare tutto ciò che vogliono senza l’intervento delle maestre: siete proprio sicuri che nessuno si farebbe male seriamente? In fin dei conti sono “solo” bambini…
Una “puppy class” deve risultare un’esperienza edificante, non una bolgia senza controllo; vien da sé che il numero di soggetti coinvolti non debba essere eccessivo. I cuccioli devono avere la possibilità di concentrarsi sui propri simili, capendone caratteristiche comunicative e comportamentali, senza passare di palo in frasca, solo perché coinvolti dall’euforia generale di una situazione caotica.
Una buona “puppy class” non è solo gioco e divertimento tra conspecifici, ma getta anche le basi di un arricchimento educativo e collaborativo con gli esseri umani, per cui un numero adeguato non dovrebbe mai superare gli 8-10 partecipanti.
Per monitorare ed organizzare i punti sopra elencati, è importante la figura di un esperto in cinofilia, altrimenti questi momenti non avrebbero nulla di differente dall’andare in un’area cani lasciando il cucciolo a sé stesso o in balia degli altri frequentatori del parco.
L’educatore avrà quindi la funzione di guidare i proprietari all’interno del mondo cinofilo, fornendo loro spunti educativi, interpretando le interazioni che i cani sviluppano tra loro, moderando (e a volte anche interrompendo) le azioni ritenute inadeguate od eccessive.
Questo non significa che non si debba mai sentire un ringhio o che non possano esserci atteggiamenti di sottomissione, ma è indispensabile che non si sviluppi solo una frenesia che poco ha a che vedere con il motivo principale per cui sono istituite le “puppy class”.
Tornando alla similitudine con i bambini dell’asilo, potremmo paragonare il ruolo dell’educatore a quello della maestra, capace di creare momenti esemplari per la crescita educativa, caratteriale e comportamentale.
Ultimo punto da non sottovalutare è l’inserimento di cani adulti moderatori. Si tratta infatti di un elemento fondamentale per il successo di una buona “puppy class”: sono proprio questi soggetti a fungere da esempio, non solo nell’interazione tra i cuccioli, ma spesso diventano ispiratori anche verso gli esseri umani, per quanto riguarda il comportamento corretto da tenere nei confronti dei cuccioli stessi. Il loro ruolo andrà quindi chiarito e le loro azioni interpretate dall’esperto cinofilo, poiché possano essere da insegnamento non solo ai propri simili, ma anche ai proprietari.
Un adulto regolatore non deve per forza avere atteggiamenti eguali con tutti i cuccioli in modo indiscriminato, come ad esempio giocare, sottomettere, ignorare o quant’altro, ma differenziarli per far emergere o moderare quei comportamenti ritenuti più o meno opportuni.
Una “puppy class” può quindi essere un’esperienza importante ed educativa, da valutare con buon senso e responsabilità per il bene dei vostri cuccioli.
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