Io non dò bocconcini al cane!
Non mi deve ubbidire perché ho da mangiare!
Il mio cane fa tutto anche senza cibo!
Poi li vedi con sacchetto porta premi attaccato alla cinta, cosa ci tenete, le merendine?
In realtà il discorso non è questo, come al solito si cerca di identificare la cinofilia attraverso: metodi, attrezzature (collare o pettorina), utilizzatori di cibo e non.
Non si cerca di spiegare perchè non bisognerebbe utilizzare il cibo come panacea di tutti i mali, mentre in altri contesti debba essere preso in considerazione.
Partiamo da un concetto fondamentale: esiste l’Educazione ed esiste l’Addestramento.
Educazione: si intende il processo attraverso il quale vengono insegnate tutte le regole di comportamento necessarie per una buona convivenza con i proprietari, un buon inserimento nella società umana e un buon adattamento alle varie situazioni ed ambienti in cui è destinato a vivere il cane.
Addestramento: questo tipo di insegnamento è coerente con la natura del cane quando, pur richiedendo un livello di obbedienza molto specializzato, rispetta la dignità e le caratteristiche caratteriali di ogni soggetto, indipendentemente dalla razza di appartenenza.
Nell’ambito relazionale col cane uno degli oneri a cui l’umano è destinato ad occuparsi è la “gestione delle risorse”, per cui sarà fondamentale regolamentare quelle che il cane vivrà in maniera positiva (cibo, gioco, uscite, interazioni sociali, momenti di riposo, ecc…), per avere una maggiore possibilità di riuscire a gestire quelle di tipo istintive (predazione, vigilanza, territorialità, possessività, timori nei confronti di cospecifici o interspecifici, ecc…), sono appunto questi che maggiormente ci mettono in difficoltà nell’interazione col nostro quattro zampe.
Capiamo quindi benissimo che, in ambito educativo, ridursi all’idea che il cane sappia fare qualche esercizio, ancor più perchè allettato da una leccornia, risulta essere abbastanza esiguo. Sarà anzi fondamentale concentrarsi sugli interessi specifici di ogni cane, in quanto risulterà gratificante per cane e proprietario compiere una collaborazione per il raggiungimento di un obbiettivo comune.
Così avremo modo di avere molteplici occasioni durante la giornata per sviluppare un’ “educazione cooperante”, sfruttando a pieno i momenti di compagnia. Ci dovremo per cui concentrare su come far divenire una situazione il più possibile educativa: nel momento dei pasti (nostri e del cane), dalle uscite per le passeggiate (sfruttando le competenze esplorative del cane), nelle occasioni di gioco, nelle situazioni di relax.
Il cibo non è l’unica fonte d’interesse del nostro cane, per quanto possa essere ovvio, ma rimane pur sempre per molti un’ottima fonte di gratificazione: ritengo per cui che in un processo educativo, ancor più se sviluppato con un cucciolo, il cibo sia un buon meccanismo per rinforzare i comportamenti desiderati.
Ritengo quindi che vantarsi di non usare supporti alimentari, di non utilizzare gioco, ma indicare solo che il cane “faccia le cose per noi” sia un modo di vantarsi agli occhi di altri, o ancor peggio di non saper individuare di molteplici situazioni in cui il cane si possa gratificare.
In ambito addestrativo, o prestazionale, spesso la gratifica per il cane è già compresa nell’attuare l’attività stessa, bisogna anche ricordare che molte razze, o soggetti, si sentono oltre si gratificati nell’atto di collaborazione con l’umano.
A volte nelle singole esecuzioni di un esercizio il rinforzo alimentare non ha alcun valore motivazionale, ma risulta utile solo per strutturare l’esercizio stesso per una maggiore precisione tecnica o di tempismo.
Credo per cui che l’utilizzo di supporti alimentari non dovrebbe mai rappresentare il fulcro del rapporto tra uomo e cane, ma che non ne vada neppure condannato l’utilizzo, ancor più se per moda o vanto di distinzione.
Stefano Cavina
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