L’etica nel processo educativo del cane

La linea è sottile!
Quando si svolgono attività educative con un cane si fanno svariate esperienze: alcune rappresentano un adattamento, altre possono rappresentare un momento di esperienza per il proprietario nel gestire comportamenti indesiderati da parte del cane.

Qual è la differenza?
Gli adattamenti sono una forma di sensibilizzazione o desensibilizzazione agli stimoli, servono a generare una competenza emotiva il più idonea possibile al soggetto, aiutandolo a generare un’adattabilità sempre maggiore alle situazioni con cui viene a contatto.

Perché uso la definizione “comportamento indesiderato” e non “problema comportamentale” al contrario di molti colleghi?
I cani hanno doti naturali, originate dalla loro istintualità e genealogia: queste attitudini, che sono di enorme utilità, generano però in alcuni contesti dei comportamenti che non riteniamo adatti dal punto di vista umano. Ad esempio, molti cani tendono ad essere protettivi e sviluppano risposte di allerta rispetto ad un possibile pericolo; questo è stato un compito che per migliaia di anni i nostri cani hanno avuto come funzionalità sociale: come si può definire “problema comportamentale”?

Per cui, quando per strada incrociamo ad esempio un altro cane che viene identificato come un pericolo, si attivano delle componenti istintuali che, al massimo, possiamo definire come comportamenti indesiderati: il compito di una corretta educazione è quello di una gestione adeguata, sviluppando una relazione efficace che ci permetta di comunicare con il nostro cane la non necessità di confronto con quello che lui percepisce come pericolo, stando altresì attenti a non inibire tali azioni attraverso dinamiche punitive o coercitive.

Non tutto è lecito né tantomeno etico. Siamo arrivati ormai ad una generalizzazione dei percorsi educativi, forzando gli aspetti di socializzazione: cani timidi ed insicuri che devono stare in mezzo a persone sconosciute, cani con una bassa socialità intraspecifica (tra soggetti della propria specie) che devono forzatamente interagire tra di loro in aberranti classi di comunicazione dove imparano a stare insieme ad altri solo perché sentono in pericolo la propria incolumità, cani con competenze predatorie in cui l’inibizione ad esprimere le doti naturali viene confusa con l’idea di relazione e condizionamento.

I cani vivono oramai in contesti non più esclusivamente rurali, noi abbiamo modificato la relazione e il modo di vivere con loro soprattutto negli ultimi decenni: abbiamo per cui bisogno di sviluppare dei buoni processi educativi, perché questi ci aiutino a sviluppare la miglior convivenza possibile, senza dimenticarci che sono cani e vanno rispettati per questo.

Stefano Cavina – Educatore Cinofilo Dog Galaxy

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